Michelle Pozzini: la neve non cela, ma rivela

Pubblicato - Apr 16, 2020


Uno spaccato della vita da biologa faunista concentrato in un lungo weekend nella stupenda regione Lika.
Lo scorso dicembre ho passato qualche giorno in compagnia di due “women in wildlife” che fanno parte del team croato per il progetto Life Lynx (Ivana Selanec and Ira Topličanec). Questa esperienza mi ha ricordato ancora una volta i requisiti ed i privilegi di questo tipo di lavoro: essere pronti a viaggiare, avere una profonda connessione con il territorio, e sviluppare abilità di comunicazione.

Il weekend è iniziato in anticipo, di giovedì, con una fuga dalla capitale per raggiungere Gospić e incontrare le associazioni pubbliche coinvolte nel progetto. Lo scopo principale del Life Lynx è la conservazione delle popolazioni dinarica e sudest alpina di linci, tramite la reintroduzione di nuovi individui. La partecipazione delle autorità locali è fondamentale per la conservazione di predatori con vasto areale, e non solo per la loro disponibilità nel lavoro di campo. L’incontro era una preziosa opportunità per ricapitolare le esperienze passate e per lo scambio di idee riguardo alle sfide future. Nonostante sia riuscita a cogliere solo poche parole in croato, è sempre interessante capire come gli stakeholders reagiscono e pensano.

Per questo motivo, il giorno seguente abbiamo incontrato un altro collaboratore, un cacciatore locale, per consegnargli un nuovo modello di fototrappole e spiegargli il loro funzionamento. Non è stato sempre semplice concentrare la conversazione su questo argomento (soprattutto in un bar di venerdì sera), ma il dialogo è andato a buon fine.

Abbiamo poi avuto occasione di esplorare Lika (e i suoi formaggi) e di pianificare il lavoro di campo che ci aspettava. Un altro punto critico: su campo, può succedere di tutto, perciò non è una cattiva idea essere flessibili, ben organizzati ed avere parti di ricambio per ogni cosa! Non è così raro ritrovarsi con fototrappole malfunzionanti, rubate, o altro, per cui non si può mai essere troppo preparati.

Era finalmente tempo per un po’ di azione. Il meteo ci aveva graziate con abbastanza copertura nevosa per fare snow tracking, un metodo di monitoraggio solitamente associato al fototrappolaggio. Quando le condizioni sono favorevoli, la neve è un’alleata molto utile. In breve, gli animali non possono coprire le proprie tracce, dalle quali si ricavano indizi sulla specie, i movimenti, il numero, ma anche sul comportamento e la salute degli esemplari che le lasciano. La fredda neve inoltre aiuta a conservare altre preziose informazioni contenute nelle urine, nel sangue o nelle feci (che abbiamo poi trovato!). In quel momento, non sapevo che sarebbe stata l’unica nevicata che avrei visto in questo inverno fin troppo tiepido, il che ha aggiunto ancor più valore a questa mia esperienza.

Durante lo snow tracking, abbiamo raccolto i dati da alcune fototrappole e abbiamo annotato la presenza di peli o feci sul sito. Le informazioni genetiche sono particolarmente importanti per il Life (uno degli obiettivi è infatti la diminuzione dell’inbreeding), anche per aver una più accurata stima del numero di individui che occupano questo territorio. Le fototrappole e le “trappole per raccogliere peli” sono collocate in siti specifici da cui questo predatore potrebbe essere attratto, come edifici abbandonati.

 

Dopo la raccolta dati, altra logistica ed aver cenato, eravamo abbastanza riposate per provare un altro metodo di monitoraggio, ma questa volta non per scovare il felino. Abbiamo usato un paio di ore notturne per il wolf (e jackal) howling: questa pratica consiste nell’imitare l’ululato di lupi (o sciacalli) che, in caso di risposta, segnalerebbero la loro presenza e posizione. L’howling, come gli altri metodi, richiede esperienza e fortuna, e solitamente sono i cuccioli, più ingenui, che rispondono al richiamo, durante il periodo estivo. Ma è valsa decisamente la pena fare un tentativo lo stesso!

Il giorno seguente siamo tornate sul campo, questa volta con l’aiuto di due cacciatori locali, che collaborano nel progetto anche grazie alla loro vasta conoscenza del territorio.

Abbiamo concluso questa spedizione con una seconda riunione con gli stakeholders. Questa volta l’atmosfera era leggermente più tesa, dato che lo scopo della serata era assicurarsi la collaborazione dei cacciatori per la futura reintroduzione di linci nel Parco Nazionale del Velebit. La human dimension è infatti fondamentale quando si tratta di specie non sempre ben viste, come i grandi carnivori, come spesso sottolineato da Aldo Leopold, il padre della gestione faunistica.

Abbiamo scambiato idee ed opinioni, ed il meeting si è concluso con una ricca cena: includere il cibo per consolidare una collaborazione è sempre una buona idea!

 

Un ringraziamento speciale ad Ivana Selanec per le foto!
Autrice: Michelle Pozzini, studentessa e futura biologa conservazionista.